Sulla “Democrazia dei Territori”

Sulla “Democrazia dei Territori”

Aprire un confronto democratico, sui tanti temi che caratterizzano la vita politica di un paese, è un esercizio sicuramente importante per consentire a coloro che vogliono una società civile attiva di individuare i luoghi in cui costruire tesi di crescita collettiva e di condivisione degli Interessi Comuni.

citySpostare l’attenzione sul confronto riguardante i luoghi fisici in cui la società civile trascorre la propria esistenza quotidiana, potrebbe complicare non poco l’esercizio, in quanto ci si ritroverebbe a dover tener conto delle esigenze dell’ambiente, della sostenibilità, dell’accessibilità, partendo dalla considerazione fondamentale per cui una società può definirsi civile se è in grado di rispettare il territorio e quindi di produrre ragionamenti che ne garantiscano l’uso democratico.

Facendo riferimento ai principi cardini della filosofia di Pitagora potremmo porre alla base del nostro esercizio l’idea dell’intelligibile, cioè il concetto per cui tutte le cose in natura appaiono all’uomo nascoste dal loro aspetto esteriore, ma che il pensiero umano è comunque in grado di intuire le verità nascoste al di là del puro aspetto esteriore. Per cogliere l’intelligibilità delle cose, si deve porre distacco dagli aspetti materiali della vita, quindi restare sobri e morigerati, per dedicarsi all’osservazione in modo obiettivo.

Il pensiero corre velocemente verso l’interpretazione dei Territori quali Bene Comune della Società Civile.

Provando a costruire un manuale sulla Democrazia dei Territori diventa necessario cominciare a prendere coscienza di come si intende identificare le diverse posizioni fisiche e di come esse interagiscano tra di loro diventando sussidiare le une per le altre. Allora al politico di turno non resta che sottomettersi all’impegno di interpretare l’esistenza dei luoghi, al come essi si siano adattati alle esigenze della modernità, ed alle domande implicite che oggi rivolgono attraverso il mutamento dei comportamenti naturali. Per poter interagire con la Democrazia dei Territori è assolutamente necessario viverli.

L’Armonia deve essere alla base di ogni organizzazione umana.

Questo ultimo concetto ci riporta indubbiamente a riflettere sulla bontà del Pensiero Pitagorico ed in particolare sulla struttura che egli volle disegnare per quella che viene definita la “Scuola Italica” del Pitagora. Possiamo affermare, senza temere di essere smentiti, che per poter, oggi, definire politiche di sviluppo sociale dei territori dovremmo provare a perseguire gli obiettivi che Pitagora riassume nell’assunto per cui la verità e la scienza non si acquisiscono con un’illuminazione improvvisa, ma attraverso diversi gradi di studi progressivi. E quindi il manuale sulla Democrazia dei Territori diventa, a tutti gli effetti, il suggerimento, per chi intende avviarsi nell’esercizio, ad acquisire le opportune conoscenze prima di prodursi in velleitari tentativi di prevaricare l’ordine naturale delle priorità minando, pericolosamente, il difficile equilibrio che lega l’esistenza umana con l’ambiente che la ospita.

certificazioneAltro tema di primaria importanza è sicuramente la Certificazione dei Territori. Tale concetto, ad oggi ancora totalmente inesplorato da una classe politica e dirigente incapace di immaginare che la gestione di un processo di sviluppo possa essere soggetta a parametri di valutazione certi che ne identifichino in modo indiscutibile la bontà del risultato desiderato, comporterebbe in primo luogo l’analisi delle peculiarità dell’ambiente su cui ci si intende confrontare, l’analisi delle diffuse volontà dei fruitori dei luoghi, l’analisi del rapporto rischio/opportunità delle scelte poste in discussione. Diviene troppo semplice giungere alla conclusione che, in un periodo storico in cui a farla da padrone sono le continue e costanti campagne elettorali, parlare di certificazione dei territori comporterebbe l’impegno di intelligenze scevre da collusioni con l’attuale sistema politico affetto da grave ipersensibilità verso l’accaparramento di un consenso finalizzato al “personale benestare”.

Continua così l’esercizio mentale sulla Democrazia delle Libertà con lo scopo di sollecitare le Intelligenze Libere al confronto a proporsi quali abitanti degli spazi di coesione sociale di un ambiente culturalmente moderno.