La speranza è un astuto traditore più perseverante perfino dell’onestà!

La speranza è un astuto traditore più perseverante perfino dell’onestà!

24 Giugno 2021 0 Di Francesco Salvatore

Dal web:

“Damnatio memoriae” è una locuzione in lingua latina che significa letteralmente “condanna della memoria”. Nel diritto romano, la damnatio memoriae era una pena consistente nella cancellazione di qualsiasi traccia riguardante una determinata persona, come se essa non fosse mai esistita. Si trattava di una pena particolarmente aspra, riservata soprattutto ai traditori e agli hostes, ovvero i nemici del Senato romano. Nell’Urbe questa sanzione, generalmente applicata dal Senato, faceva parte delle pene che potevano essere inflitte a una maiestas e prevedeva la abolitio nominis: il praenomen del condannato non si sarebbe tramandato in seno alla famiglia e sarebbe stato cancellato da tutte le iscrizioni. Inoltre si distruggevano tutte le raffigurazioni del condannato.”

 

Dalla mia memoria:

Sono tante le esperienze che costituiscono il bagaglio di ricordi, sono tanti i momenti in cui mi sono sentito aggredito ed offeso! La convinzione che metterci la faccia sia sempre stato sinonimo di “essere il bersaglio dell’ignoranza” ha permesso sempre e comunque di andare oltre.

“una pena riservata ai traditori” su questo non posso soprassedere! Il tradimento verso i valori, il rigetto delle regole della democrazia, sono temi sui quali non potrò mai chiudere gli occhi. Sono azioni che meritano la “Damnatio memoriae”.

Conservo immagini, oggetti, simboli che mi hanno accompagnato dall’infanzia, all’adolescenza al tempo della maturità. Mai avrei immaginato che sarebbe arrivato il momento di fare spazio, di cancellare, di strappare, di consegnare al macero ricordi, documenti, traditori!

Una agonia lunga quasi due anni. Tentativi su tentativi di comprendere, di provare a scendere all’infimo livello del disumano cancro dell’arroganza generata dall’interesse personale. No! Non ci sono riuscito. Per me la storia, le regole, i valori vengono prima di ogni cosa.

In quasi trenta anni ho chiamato “maestri di vita” persone che si sono nutrite della mia voluta ingenuità, del mio impegno disinteressato, della mia maledetta voglia di “fare bene per il bene di tutti”, con accanto angeli che mi sussurravano continuamente di fare attenzione, di aprire gli occhi, sino a scoprire che “la speranza è un astuto traditore più perseverante perfino dell’onestà.”

Nelle mie riflessioni ho regalato l’appellativo di “cancro” solo a chi il tempo ha, poi, relegato nell’oblio. Dimenticato perché incapace di costruire per tutti. Bocciato ripetutamente! Condannato alla “Damnatio memoriae”.

Questa volta non aspetterò il fatidico “tempo galantuomo”. Nessuno può arrogarsi il diritto di giudicare la qualità della vita!